Negli ultimi mesi si è parlato tanto di semplificazioni fiscali ma, con il nuovo spesometro trimestrale sulle comunicazioni dei dati e la nuova comunicazione delle liquidazioni IVA contenuti nella Manovra di fine anno, sembra che si vada esattamente nella direzione opposta. Di fronte alle affermazioni dei vertici dell’Agenzia delle entrate secondo i quali i nuovi adempimenti sono “sopportabili” viene da pensare: allora tante belle parole pronunciate a margine dei tavoli tecnici di confronto degli ultimi mesi sono state buttate al vento? Forse non è così e cerco di spiegare il perché.
Partiamo dall’inizio: la forte esigenza di semplificare un sistema fiscale troppo complesso e stratificato.
Nei mesi scorsi si sono succeduti molti incontri tra i rappresentanti delle istituzioni e le varie organizzazioni delle imprese e dei professionisti, riuniti attorno ad un tavolo tecnico avviato dal MEF.
Tante sono state le proposte, tutte encomiabili e tutte tese ad un unico obiettivo: rendere gli adempimenti più snelli e chiari e, soprattutto, avere un calendario fiscale più “umano”.
Tra le tante iniziative e proposte, giusto per rimanere sul campo dei dottori commercialisti, la categoria che, forse, più di altre soffre di questo “male”, si citano:
- la bozza di calendario redatta dal CNDCEC (nota del 6 settembre 2016) e inviata agli Ordini territoriali con l’invito, rivolto a tutti gli iscritti, di inviare proposte e suggerimenti con l’intento di mettere, il Consiglio Nazionale, nelle condizioni di farsi portavoce delle reali esigenze della categoria;
- il documento, con circa 60 proposte di semplificazione, stilato dalle Associazioni nazionali degli iscritti all’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, ADC – AIDC – ANC – ANDOC – UNAGRACO – UNGDCEC – UNICO, riunite in coordinamento, nell’ambito del Tavolo tecnico avviato dal MEF.
Le premesse per iniziare a vedere i primi risultati c’erano tutte: ed invece, nel Decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2017 (D.L. n. 193/2016) ecco la doccia fredda.
Viene eliminato lo spesometro annuale (insieme ad altri adempimenti di “nicchia”, quali le comunicazioni black list e i modelli Intra 12) e al suo posto vengono introdotti ben 8 adempimenti trimestrali!
Si tratta delle comunicazioni trimestrali:
- dei dati IVA (in pratica, delle fatture emesse e ricevute);
- delle liquidazioni dell’imposta.
Da più parti si leva il coro di protesta: il CNDCEC dopo un primo “timido” comunicato, incalzato dalla base fortemente irritata dalla prospettiva di dover moltiplicare, dal 2017, gli adempimenti IVA dei propri clienti, è ritornato alla carica in modo più incisivo con due comunicati del 27 ottobre e del 2 novembre chiedendo sostanziali modifiche alle nuove norme.
In questo confronto, ormai avviato “a muso duro”, l’Agenzia delle entrate che fa?
Rincara la dose: infatti, nell’audizione del 3 novembre, il Direttore dell’Agenzia delle entrate, di fronte alle Commissioni V e VII della Camera afferma che:
- “questa misura è in linea con le indicazioni OCSE, organismo che, insieme al Fondo Monetario Internazionale, non ha mancato di rimarcare – nella sua relazione sullo stato della fiscalità del nostro Paese – l’assenza delle dichiarazioni periodiche IVA e l’impossibilità di intercettazione tempestiva di irregolarità riguardanti il tributo”;
- il legislatore ha “ragionato nel revisionare l’adempimento comunicativo con finalità di semplificazione, consentendo al contribuente, o al suo intermediario, di predisporre la comunicazione in modo automatizzato partendo dai dati obbligatoriamente tenuti ai fini contabili”.
In pratica, secondo l’Agenzia, non si tratta affatto di un adempimento gravoso perché i dati sono già memorizzati nei software gestionali delle imprese e dei professionisti e basterà una “semplice” estrazione degli stessi per adempiere agli invii trimestrali.
Questa presa di posizione dimostra, sostanzialmente, due cose:
- se l’introduzione di nuovi adempimenti è giustificato dal fatto che “è l’OCSE e l’FMI che ce lo chiedono” si può fare ben poco oltre che “arrabbiarsi”;
- se l’Agenzia pensa che sia sufficiente una semplice query di estrazione da un database per stilare le comunicazioni trimestrali, appare in tutta la sua evidenza l’abisso che c’è tra chi “confeziona” i nuovi adempimenti e chi materialmente li deve mettere in atto.
Queste due considerazioni fanno riflettere.
Ormai è in atto, nel nostro sistema fiscale, un processo di “globalizzazione”, le cui regole sono dettate a livello internazionale, che non può essere arrestato e che, gioco-forza, non può essere disatteso se l’Italia ambisce ad essere considerata una nazione “che conta” e, soprattutto, non un paese ad alto tasso di evasione fiscale.
Globalizzazzione che, in campo fiscale, passa anche attraverso una profonda dematerializzazione dei documenti attraverso strumenti tecnologicamente avanzati quali la fatturazione elettronica.
Quindi, cercare di fare le barricate per difendere ciò che prima o poi diventerà indifendibile, non porta da nessuna parte se non ad esacerbare ancora di più gli animi e ad allargare ancora di più la voragine che c’è tra l’Amministrazione finanziaria e chi svolge la nostra professione.
Tale processo, però, non può essere portato a termine se non c’è la collaborazione dei soggetti che, per primi, hanno a che fare con questa materia e che, in qualche modo fanno da tramite tra i contribuenti e l’A.F. e cioè gli intermediari e i professionisti della consulenza fiscale in genere.
Qual è dunque la soluzione?
No so se esiste una soluzione a tutto ciò. Ma un sogno sicuramente c’è e credo che, se realizzato, possa portare a buoni frutti.
Ho un sogno, anzi due:
- come professionista, vorrei che non fossi considerato, dall’A.F., un semplice passacarte, un soggetto utile a fare il “lavoro sporco” e gratis per l’Amministrazione, un soggetto che dice la sua solo a giochi fatti e quasi mai quando di quei giochi si stanno decidendo le regole, un soggetto da spremere per bene alla bisogna e da guardare con “diffidenza” quando si tratta di sentire le sue ragioni che, però, non bisogna dimenticare, il più delle volte sono quelle dei suoi assistiti e cioè dei contribuenti;
- come contribuente, vorrei che finalmente fosse seriamente applicato lo Statuto dei diritti dei contribuenti, vorrei che le regole fossero certe e che non si cambiassero in corsa, vorrei che, se l’Amministrazione sbaglia, sia sanzionata allo stesso modo in cui vengo sanzionato io se sbaglio.
Qualcuno ora dirà: si, ma questi sono solo sogni, mere utopie, apri gli occhi perché la realtà è ben altra.
E’ vero, sono solo sogni, ma, rifacendomi al titolo di questo intervento, molte volte i sogni si sono avverati e sicuramente è stato un passo avanti per tutti.
Quindi, se veramente bisogna lottare, battere i pugni sul tavolo, lo si facesse ma per scopi ben più nobili e lungimiranti rispetto al fatto di sostituire 8 adempimenti trimestrali con uno solo uno annuale.
Altrimenti, parafrasando la frase di un celebre film, sono solo “chiacchiere e distintivo“!