Tanto tuonò che piovve: mai un detto è più idoneo di questo a descrivere cosa sta accadendo negli ultimi giorni di presentazione delle comunicazioni dei dati delle fatture emesse e ricevute, conosciuto meglio come spesometro 2017.
A pochi giorni dal termine di presentazione, fissato il 28 settembre 2017, il sito dell’Agenzia delle entrate è, come si suole dire tecnicamente, “down”, ovvero irraggiungibile.
Infatti, autenticandosi al servizio Fatture e corrispettivi appare, inesorabile, una pagina blu con il poco rassicurante messaggio: “Il servizio web è temporaneamente sospeso per manutenzione. Restano attivi tutti gli altri canali di trasmissione”.
E’ stata una doccia fredda per molti contribuenti e, ancor più, per molti professionisti che, liberatisi da poco dell’altro nuovo adempimento, la comunicazione delle liquidazioni IVA (c.d. LIPE), scaduta il 18 settembre, intendevano sfruttare gli ultimi giorni a disposizione per trasmettere lo spesometro 2017 del primo semestre.
Il malcontento è alle stelle: basta farsi un giro sui vari gruppi presenti nei social network per capirlo.
C’è chi chiede, facendo trapelare un filo di speranza, se si sa qualcosa di una eventuale proroga, chi, ormai sull’orlo di una crisi di nervi, inveisce contro il mondo intero, chi, invece, ci scherza sopra con battute di ogni genere, chi, ritenendo di risolvere così il problema, suggerisce di mandare le fatture via PEC, chi, dopo aver perso ogni speranza, si ritira in religioso silenzio a pregare che qualche Santo faccia il miracolo.
E un miracolo è quello che serve per uscire da una situazione che, ora dopo ora, inizia a prendere i contorni di un vero e proprio giallo.
Non si sa, dopo tre giorni di blocco, quali siano le vere ragioni di tutto ciò, anche se, qualcosa che è molto più di un sospetto, gira tra gli addetti ai lavori.
Infatti, già da qualche settimana, qualcuno aveva notato che, una volta inserite le credenziali Entratel, si poteva accedere digitando il codice fiscale di un contribuente a tutti dati del suo spesometro e delle sue liquidazioni Iva e se il codice fiscale era quello di un intermediario era possibile visualizzare anche i dati relativi agli assistiti.
Invece, qualcun altro aveva notato che inserendo per errore una cifra sbagliata del codice della ricevuta di invio si poteva comunque visualizzare la ricevuta di altri contribuenti.
Si tratta di gravi problemi di privacy, di falle nel sistema tanto gravi da far scendere in capo il Garante della privacy.
Se ci saranno responsabilità, spetta agli enti preposti accertarle e prendere i provvedimenti del caso.
Resta, però, il problema di fondo: il rapporto, ormai incancrenito, tra i professionisti (ed in particolare i dottori commercialisti) e l’Amministrazione finanziaria.
Da quando, a fine anno 2016, questi nuovi adempimenti erano stati introdotti era stato chiaro che, a fronte del “nobile” intento con cui nascevano (la lotta all’evasione), si stava chiedendo ai contribuenti e, specialmente, a chi li segue negli adempimenti fiscali, uno sforzo notevole, non solo in termini di risorse economiche (i software per adempiere a tali obblighi sono un costo aggiuntivo che non sempre si riesce a recuperare), ma soprattutto in termini di risorse fisiche e mentali (a fronte di una sbandierata volontà di semplificazione, gli adempimenti aumentano, invece di diminuire, e con essi aumenta lo stress di chi è chiamato a svolgerli … e poi si sa che, se si sbaglia, si paga a caro prezzo l’errore).
In molti si sono chiesti dall’inizio: che senso ha introdurre tanti nuovi adempimenti se poi i veri evasori operano al buio e, quindi, quegli adempimenti non li faranno mai?
Quindi, il flop dello spesometro 2017, anche se non di queste proporzioni, era stato annunciato.
Però, credo che, comunque andrà a finire la faccenda, sia arrivato il momento di guardare oltre: è arrivato il momento di chiedersi se, da questa situazione kafkiana, la categoria dei commercialisti (e di tutti gli altri professionisti interessati) non possa trarre qualche giovamento.
Infatti, pensandoci bene, forse, non tutti i mali vengono per nuocere: questa è l’occasione buona per far capire a chi fa le leggi, a chi intende renderle operative e a tutta la macchina fiscale dello Stato che i dottori commercialisti, non solo “quelli che trasmettono i dati”.
I dottori commercialisti sono un alleato strategico della macchina fiscale, una fonte preziosa di consigli, una categoria che è bene iniziare ad ascoltare prima che questi pasticci vengano fatti.
Attenzione però: scrollarsi di dosso una etichetta è tanto più difficile quanto più quell’etichetta è stata attaccata sopra.
Ma è arrivato il momento di agire: sta a chi ci rappresenta (sia a livello istituzionale che sindacale) prendere in mano la situazione e cavalcare un’onda che, finalmente, ci vede con il vento a favore.
E chissà se, finalmente, non potremmo fare nostro quanto detto da Winston Churchill a proposito della battaglia di El-Alamein: “Fino a quel momento non avevamo mai vinto, da quel momento non perdemmo più”.