La rottamazione dei ruoli di Equitalia sembra andare a gonfie vele: si parla di un grande interesse da parte dei contribuenti ed un numero elevato di adesioni (ad oggi circa 600.000). Ma c’è da chiedersi se, al di là dei numeri, l’operazione si rivelerà uno strepitoso successo o, piuttosto, una discreta manovra per alleggerire il carico di debiti pendenti con l’ente di riscossione. Cerchiamo di capire come stanno davvero le cose.
Rottamazione ruoli: i numeri
Come accennato, sembrano tantissimi i contribuenti interessati che hanno già presentato domanda di adesione: i dati pubblicati su il Sole 24 Ore del 24 marzo parlano di circa 600.000 domande presentate. Il 49,6% dei contribuenti ha presentato la domanda utilizzando il portale di Equitalia, l’email o la posta elettronica certificata, mentre il 48,9% si è rivolto alla rete degli sportelli, e il residuo 1,5% ha preferito canali tradizionali (raccomandata o posta ordinaria).
C’è da presumere che, con la proroga della scadenza per aderire dal 31 marzo al 21 aprile si assisterà ad un ulteriore picco di adesioni, specie negli ultimi giorni, per cui potrebbe essere raggiunto l’obiettivo di un milione di adesioni.
La verità dietro i numeri
Si potrebbe pensare: in effetti, in barba a tutte le critiche piovute su come è stata impostata l’operazione (specialmente in relazione all’esiguo numero di rate e al poco tempo a disposizione per pagarle), si tratta di un vero e proprio successo.
Ma, andando un pò più a fondo e superando la realtà dei freddi numeri, forse, le cose non stanno esattamente così.
A tale proposito, va ricordato che l’adesione alla rottamazione non è detto che si traduca automaticamente nella definizione dei carichi pendenti.
Infatti, come chiarito dall’Agenzia delle entrate, la definizione si perfeziona non con la presentazione dell’istanza né, tantomeno, con il versamento della prima rata (in caso di opzione per il pagamento rateale), ma con il pagamento integrale e tempestivo delle somme dovute.
In pratica, se si presenta l’istanza e non si versa la prima rata, tutto torna come prima.
Pertanto, è probabile supporre che alcuni contribuenti abbiano presentato l’istanza non perché realmente convinti di rottamare le proprie pendenze, ma più per conoscere l’ammontare richiesto da Equitalia salvo poi rinunciare alla sanatoria se non conveniente.
Ma c’è anche altro: chi ha una rateazione pendente, potrebbe aver trovato conveniente presentare l’istanza per “sospendere” i pagamenti delle rate sino a luglio.
Infatti, a seguito della presentazione della dichiarazione di adesione, i pagamenti relativi alle rate con scadenza successiva al 31 dicembre 2016 sono sospesi fino a luglio 2017.
Se poi il debitore non effettua il pagamento in unica soluzione o della prima rata (appunto in scadenza a luglio 2017), si determina l’inefficacia della definizione e il debito non può essere oggetto di un nuovo provvedimento di rateizzazione da parte dell’Agente della riscossione.
Il debitore può, tuttavia, riprendere – sempre a luglio – i versamenti relativi alla precedente dilazione in essere alla data del 24 ottobre 2016 in quanto non oggetto di revoca automatica.
In altre parole, presentando l’istanza si gode di una sorta di “sospensione” per 7 mesi delle rate in essere e ciò, in alcuni casi, potrebbe essere una mossa conveniente.
In definitiva, se l’operazione sarà un successo o tutto si risolverà in una bolla di sapone si potrà sapere solo il 1° agosto 2017 e cioè all’indomani del versamento dell’unica o della prima rata momento che, di fatto, sancirà quanti di tutti questi aspiranti rottamatori hanno solo scherzato e quanti, invece, hanno fatto sul serio.