Lo spesometro si è rivelato un adempimento di fatto ingestibile: le difficoltà riscontrate dai contribuenti sono state ampliate dai continui disservizi del sistema informatico messo in piedi dall’Amministrazione finanziaria. E tutto ciò ha trasformato lo spesometro da adempimento “semplice” (da fare con un semplice “click”, come affermato mesi or sono dai vertici dell’Agenzia delle entrate) in un vero e proprio incubo da cui non ci si riesce a liberare.
Viene dunque da chiedersi: quale sarà il suo futuro? Sarà trasformato in adempimento annuale o verrà definitivamente abrogato? E, in questo caso, come spesso accade, non è che si corre il rischio di ritrovarsi, al suo posto, un nuovo e più gravoso adempimento?
Le premesse che accada proprio ciò, a dire il vero, sembra che ci siano tutte.
E sono scritte in alcuni documenti che, a vario titolo, sono stati diffusi dall’Amministrazione finanziaria, negli ultimi mesi.
Ci si riferisce, in particolare, ad alcune audizioni parlamentari del direttore dell’Agenzia delle entrate e alla nota di aggiornamento del documento di economia e di finanza 2017.
Vediamo di capire qualcosa in più in merito, per provare a cogliere cosa accadrà da qui a pochi mesi.
Audizioni dell’Agenzia delle entrate
Le audizioni a cui si fa riferimento sono due: la prima del 12 settembre 2017, davanti alla Commissione parlamentare per la semplificazione e la seconda del 27 settembre 2017, davanti alla Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria.
Cosa è stato detto in quelle occasioni?
Due sono i passaggi chiave da segnalare:
- “Digitalizzare il momento di certificazione delle cessioni/prestazioni e degli acquisti, agendo a monte del processo contabile su cui si innestano le norme fiscali, rappresenta la via per razionalizzare e, quindi, semplificare gli adempimenti tributari e, parallelamente, può essere la via per reimpostare il rapporto “controllore-controllato”, tra l’Amministrazione finanziaria e il contribuente, orientando fortemente quest’ultimo verso la collaborazione e la cooperazione” (audizione 12 settembre 2017);
- “Definito uno “standard” per generare tutte le fatture e reso disponibile un canale di trasmissione che faccia arrivare automaticamente i file delle fatture non solo ai clienti, ma anche all’Agenzia delle entrate; quest’ultima potrebbe essere messa in condizione di supportare i piccoli contribuenti IVA (che rappresentano la gran parte delle partite IVA italiane) negli adempimenti da effettuare. In particolare, nella fase di liquidazione e dichiarazione dell’IVA si potrebbero superare i formalismi della registrazione e conservazione dei documenti in quanto potrebbe farlo l’Agenzia stessa per conto dei contribuenti”.
Cosa vuol dire? Semplice: si punta alla fattura elettronica anche tra privati.
Nota di aggiornamento del DEF
Nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, che altri non è che la base su cui verrà costruita la manovra di fine anno, il “progetto” della fattura elettronica tra privati viene non solo ripreso ma anche giustificato.
Infatti, si afferma che nella riunione del 11 luglio il Consiglio economia e finanza UE ha approvato le raccomandazioni specifiche per paese e i pareri sulle politiche economiche, occupazionali e di bilancio degli Stati membri.
E, guarda caso, la raccomandazione n. 1 prevede, tra le altre cose, l’apliamento dell’uso obbligatorio dei sistemi elettronici di fatturazione e pagamento.
La fattura elettronica, già obbligatoria nei rapporti con la Pubblica amministrazione, si legge sempre nel documento, ha permesso la “riduzione dei tempi medi di pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni”.
Ma la parte che più merita attenzione e che, per certi versi, deve far preoccupare è quella in cui si afferma che “Con riferimento agli indirizzi sulle strategie per il contrasto dell’evasione, il documento prefigura i prossimi sviluppi in tema di fatturazione elettronica. Si sta valutando, infatti, l’introduzione del regime di fatturazione elettronica obbligatoria attraverso il Sistema di Interscambio anche tra soggetti IVA (B2B) e nei confronti dei consumatori (B2C). Il Governo potrebbe richiedere apposita deroga agli articoli 218 e 232 della direttiva Iva 2006/11/CE per l’introduzione di un sistema generalizzato di fatturazione elettronica obbligatoria, misura che consentirebbe un’ulteriore recupero di gettito e la soppressione dell’attuale obbligo di trasmissione telematica dei dati delle fatture, che rappresenta un onere aggiuntivo per le imprese.
Un eventuale regime obbligatorio e generalizzato di fatturazione elettronica potrebbe riguardare tutte le operazioni tra soggetti passivi IVA. Con riguardo invece alle operazioni nei confronti dei consumatori finali potrebbero essere mantenute le attuali regole relative alla non obbligatorietà della fattura per la maggior parte delle operazioni prevedendo, in caso di richiesta, che sia prodotta in formato elettronico e trasmessa attraverso il Sistema di interscambio, al fine di assicurarne la tracciabilità, pur potendo essere anche consegnata in formato cartaceo al consumatore.“
Conclusioni
Da quanto detto sin qui, emerge un quadro abbastanza chiaro: la fattura elettronica, divenuta obbligatoria, di fatto andrà a sostituirsi allo spesometro.
Infatti, coloro che utilizzano la fatturazione elettronica, oltre a beneficiare dei vantaggi propri del processo di fatturazione elettronica, non sono tenuti ad effettuare lo spesometro.
Si assisterà, dunque, alla morte dello spesometro ad alla nascita di una sorta di “fatturometro”?
La risposta sembra essere si.
E qui sorge un dubbio atroce che si traduce in una domanda la cui risposta apre scenari “inquietanti”: se non si è stato in grado di gestire il flusso periodico degli spesometri come si pensa di poter gestire un flusso non solo molto più imponente ma anche continuo di fatture elettroniche?
L’Agenzia delle entrate sembra essere sicura di sé quando nell’audizione afferma che i contribuenti IVA dovrebbero solo “adattarsi” ad usare regole tecniche uniche e standardizzate nella fase di generazione e trasmissione delle fatture, essendo, tra l’altro, già disponibili gli strumenti tecnici per gestire questo processo.
Peccato, però, che si tralascia un aspetto non da poco: una cosa è gestire qualche decina di migliaia di documenti (dati del 2017), un’altra è gestirne qualche milione!
Diceva Charles Douglas Jackson: “Le grandi idee hanno bisogno di ali, ma anche di carrelli di atterraggio”.