Con la pubblicazione del provvedimento del Garante della Privacy del 15 novembre 2018 che ha, di fatto, bocciato l’impianto della fatturazione elettronica così come sino ad ora concepito dall’Agenzia delle entrate, più di qualcuno spera, se non in una ormai chimerica abolizione, almeno in una proroga dell’entrata in vigore del nuovo sistema in calendario dal 1° gennaio 2019.
Ma c’è da chiedersi se una proroga possa bastare a risolvere i tanti problemi venuti al pettine oppure, al contrario, ne generi ancora di più.
Proviamo, dunque, a ragionare sui pro e sui contro di una eventuale proroga o, meglio, proviamo ad immaginare chi ne potrebbe trarre beneficio e chi no.
A chi potrebbe giovare una proroga
La proroga, allo stato attuale, forse potrebbe essere utile all’Agenzia delle entrate.
Infatti, se, dati gli strettissimi tempi a disposizione non riesce a rattoppare le evidenti falle sulla privacy del sistema informatico dell’Amministrazione finanziaria, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di posticipare di qualche mese l’entrata in vigore.
Certo c’è da tenere conto che la posta in ballo è alta.
Da un lato ci sono i quasi 2 miliardi di gettito che ci si aspetta dalla fatturazione elettronica e dall’altro la credibilità di una Amministrazione dello Stato messa alle corde da un’altro braccio dello stesso Stato.
Né è pensabile che si possa sistemare una evidente voragine in tema di mancato rispetto della privacy con soluzioni di fortuna ed estemporanee, anche se, visti i precedenti dello spesometro, quando si è risolto il problema della mancata protezione del sistema con un semplice warning, qualche dubbio viene.
A chi non gioverebbe una proroga
A dispetto di quello che potrebbe sembrare, una eventuale proroga sicuramente non gioverebbe agli attori principali di tutto il nuovo sistema: ai professionisti e, più in generale, agli intermediari/delegati.
Perché? E’ presto detto.
Il professionista è un soggetto che dalla sua attività trae il sostentamento economico per vivere.
Partendo da tale presupposto è impensabile che, chiunque abbia un minimo di serietà professionale, a 40 giorni dall’entrata in vigore di un così “invasivo” strumento non si sia già attrezzato o sia ormai nelle fasi finali per farlo.
Ormai si è pronti ed una eventuale proroga non farebbe altro che spostare il problema di qualche mese, con il rischio che si debba partire nei periodi più caldi dell’anno quando si è in piena attività con i bilanci e le dichiarazioni dei redditi.
In definitiva, basta pensare o meglio, sperare, nelle proroghe: se proprio questo dente bisogna toglierselo, togliamocelo quanto prima e non se ne parla più (o quasi)!