Fatturazione elettronica obbligatoria: è questo lo spauracchio che molti professionisti stanno temendo.
Tanto da rappresentare, per altrettanti, un incubo dal quale ci si spera di svegliarsi, magari con un pizzicotto, dicendo: “per fortuna è stato solo un brutto sogno“!
Sappiamo bene, invece, che dal 1° gennaio 2019, salvo improbabili proroghe a sorpresa, tutto ciò sarà dura realtà.
Se così è, allora chiediamoci chi davvero deve temere questa data e perché.
Il ruolo (e le preoccupazioni) dei professionisti
Partiamo proprio dalla categoria che, chiaramente insieme ai contribuenti, è più direttamente interessata: la schiera dei professionisti ed intermediari fiscali.
Molti vedono la fatturazione elettronica come un ulteriore e gravoso adempimento.
Da ciò, ne deriva un senso di inquietudine misto al timore di non riuscire a farsi trovare pronti.
Avrò fatto la scelta giusta a livello software?
Saranno i miei clienti in grado di gestire, se non totalmente, almeno in parte il ciclo di fatturazione?
Aumenteranno le mie responsabilità in quanto delegato alla fatturazione?
Tutte domande legittime, che sottindendono questioni serie e assolutamente da non sottovalutare.
Ma non abbastanza da farle diventare problemi insormontabili, tanto da arrivare a sperare in una abrogazione della norma.
Ora, anche a costo di rischiare il linciaggio da parte di molti colleghi, vi dico come la penso.
Non occorre ingigantire più del dovuto la questione.
La fatturazione elettronica sarà, specie all’inizio, un fastidio, un problema, più o meno grande a secondo delle nostre capacità di essere proactive nei confronti del progresso tecnologico.
Ma lo sarà solo all’inizio.
Siamo ormai una categoria matura dal punto di vista professionale e, anche nel passato più remoto, abbiamo attraversato, indenni, cambiamenti epocali nel modo di lavorare.
Chi ricorda le previsioni apocalittiche quando, dopo la metà degli anni novanta, fu introdotto il fisco telematico?
Ora guardando indietro, davvero tutte le previsioni nefaste che ci furono si sono verificate?
Non mi pare: anzi, con il fisco telematico più di qualcuno di noi ricorda con poca “nostalgia” e tanto sollievo, le lunghe file fatte negli uffici delle imposte con in mano i pacchi di dichiarazioni da far timbrare.
Scommetto, allora, che con la fattura elettronica, non appena avremo preso la mano, ricorderemo con altrettanta “nostalgia” e sollievo, le imprecazioni allorquando il cliente “distratto” ci portava i pacchi di fatture il giorno prima della liquidazione IVA.
Nè deve preoccuparci il paventato pericolo di scomparire come categoria professionale.
La fatturazione elettronica non sarà uno strumento di “distruzione di massa”.
Piuttosto, ci obbligherà a rivedere l’impostazione della nostra professione e sicuramente ne pagherà maggiormente le conseguenze chi di noi sarà riluttante ai cambiamenti.
Ma da qui a dire che buona parte dei commercialisti scomparirà ce ne vuole.
Chi deve preoccuparsi (più di noi)
Allora, se le nostre preoccupazioni sono (forse) un falso problema, c’è da chiedersi chi, realmente, deve preoccuparsi.
La risposta è tanto semplice quanto allarmante: a preoccuparsi più di tutti deve essere l’Amministrazione finanziaria.
E deve farlo per un semplice motivo: è lei che, più di noi, dovrà garantire la tenuta del sistema, è lei che, più di noi, deve garantire la privacy dei dati.
E’ davvero pronta a gestire questa montagna di dati?
Ha le strutture tecniche adeguate alla mole di informazioni che, dall’oggi al domani, transiteranno per i canali telematici?
Però, è di questo che, purtroppo, dovremmo preoccuparci (e questa volta seriamente) anche noi!
Il rischio, reale, è che, ancora una volta, saremo investiti di responsabilità che non ci competono direttamente.
Pertanto, la nostra vera preoccupazione non può che derivare solo da questo unico motivo.
In definitiva, il vero incubo è: non è che per caso, alla fine della storia (e come al solito), il cerino acceso verrà lasciato nelle nostre mani?